Pigrizia e inerzia, nemici comuni

Anche stamattina mi sono svegliato scricchiolando. Letteralmente, come una vecchia poltrona di vimini. La schiena è rigida come al solito, ma adesso ci si mette pure il collo: quando provo a distenderlo da una parte o dall’altra, fa degli schiocchi poco rassicuranti, che non mi danno sollievo se non per qualche secondo. Forse basterebbe qualche semplice accorgimento: sostituire il materasso, cambiare il cuscino… sì, ma il materasso dovrebbe essere più morbido o più rigido? Il cuscino più alto o più basso? Ma molto probabilmente, neanche questo sarebbe sufficiente.

Le soluzioni sono a portata di mano, ma bisognerebbe che mi prendessi un attimo per riflettere e fare dei tentativi, molti tentativi. Tutti quelli che servono, insomma. Quello che mi manca però è il tempo, e ancor peggio la concentrazione: le mie giornate sono frenetiche, com’è giusto che sia, oggi come oggi. Non importa cosa faccio, l’importante è fare sempre qualcosa. E tanto meglio se la voce del mio corpo rimane relegata in sottofondo quando – flebile e lagnosa come lo scricchiolio di una poltrona di vimini – mi chiede preoccupata: «Come arriverai a sessant’anni? E a settanta? E a ottanta?».

Comincio però a temere che la vocina abbia ragione: quando si dice di pensare al proprio futuro, non si parla solo di lavoro e di soldi. Perché se il corpo si inceppa, si inceppa anche tutto il resto. Oltre una certa soglia, non c’è OKI che tenga: bisogna fare delle scelte che funzionino sul lungo periodo. Le farmacie traboccano di rimedi, i siti suggeriscono milioni di possibilità, YouTube propone tutorial per ogni cosa. Ma già so che senza mi troverò punto e a capo, con l’impressione fastidiosa di non aver risolto niente e col rovello di aver perso il mio preziosissimo tempo.

Come superare l’inerzia e trovare l’energia per cambiare

Quello che mi servirebbe è una persona che non mi giudicasse per la negligenza con cui – consapevolmente – ho lasciato che le cose peggiorassero: tanto quanto sono bravo a farmi del male, altrettanto lo sono a nascondere le conseguenze sotto il tappeto. Vorrei che quella persona mi indirizzasse verso le buone abitudini che mi permettano di risolvere, pezzo per pezzo, le varie difficoltà. Vorrei però anche che, con pazienza, mi spiegasse il senso di quelle buone abitudini, per evitare che io finisca per odiarle dopo due giorni… e abbandonarle dopo tre.

Vorrei che sapesse aiutarmi – con l’esperienza, ma anche con l’ascolto – a sbrogliare il nodo dei miei problemi, perché quando i dolori fisici si accumulano, non si sa mai se sia nato prima l’uovo o la gallina. Vorrei soprattutto che tenesse in considerazione tutto l’insieme della mia situazione, perché quando il corpo piange, la mente non ride. Insomma, vorrei che mi sapesse dire da dove partire, perché quando qualcuno – come me – si è trascurato per tanto tempo, per la pigrizia paradossale che la fretta porta con sé, finisce per aver paura soprattutto di una domanda: «Da dove comincio?».

Fidarsi e affidarsi

P.S.: Dopo tanti anni in cui l’unico sport che ho praticato – a livelli agonistici – è stata la lamentela, avevo finito per credere che l’esercizio fisico potesse essere, al massimo, un modo per mettere la proverbiale “toppa” a una situazione di malessere. Pensavo anche che la figura del personal trainer fosse riservata ad atleti olimpionici e a facoltose pluri-divorziate di Beverly Hills. Non è così: tutte le risposte – mirate, graduali e pacate – alle domande che mi ero posto, le ho trovate proprio in un preparatore fisico.

L’allenamento per correggere posture sbagliate e dolorini vari si è trasformato, in modo impercettibile ma inarrestabile, in un’attenzione per il fitness che ha finito per contagiarmi positivamente. La fiducia che si è instaurata col personal trainer mi ha fatto abbandonare finalmente lo scetticismo e la pigrizia che prima mi frenavano. Attraverso questa conoscenza, ho finito anche per conoscere meglio me stesso e valutare con maggiore obiettività quei limiti che credevo invalicabili… e a superarli.